Pubblicato da: Rocco | 24 luglio 2007

Credo mi voglia (terza parte)

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Stefania continuava ad agitare il suo grande culo davanti al mio pisello nel tentativo di farlo entrare. Ma non riuscuva ad andare oltre l’uscio. Non scivolava. Sentivo il suo buco completamente asciutto. Era come se si rifiutasse di entrare in quel orifizio. Stefania chiese a Francesco se avesse qualcosa da poter usare come lubrificante. Io di mio avrei anche potuto bagnarla con della saliva, ma l’idea di toccare quelle natiche ciccione in corrispondenza del buco mi faceva schifo. A dire il vero mi avrebbe fatto schifo anche se fosse stato il culo di un uomo se ci fosse stato tutto quel grasso intorno. Poi stavo terribilmente scomodo in quella posizione e Francesco con la sua guida a scatti non agevolava di certo le operazioni di ingresso. Così, proprio quando sembrava che stesse cominciamdo ad entrare subito veniva via. “Si, credo di avere della crema per le mani”. Francesco cominciò a rovistare nei cassetti della macchina mentre io, al suo fianco, persistevo in quel vano (e soprattutto per me inspiegabile) tentativo di penetrazione. Anche se sul momento mi sembrava la cosa più normale di questo mondo. Stefania ormai era completamente distesa sulla plancia e non riuscivo a capacitarmi di come riuscissimo a contorcerci a tal punto nel ristretto spazio del sedile passeggero. Un colpo improvviso. La testa di Stefania urta contro il cristallo. “Merda! Fra’. Che cazzo hai fatto!”. Non so perchè, ma mi sentì sollevato perchè questo intoppo mi costringeva ad interrompere il giochino con Stefania. Non che non fosse duro. Ma prorpio non ci teneva ad entrare. Scendemmo dalla macchina, Stefania abbassandosi il gonnone gitano, che nel frattempo le era salito fino alle ascelle ed io alzandomi i pantaloni (avevo il cazzo ancora duro che mi premeva contro la cerniera dei pantaloni). Francesco sembrava disinteressato allo scontro contro appena avuto, con quell’auto parcheggiata. Infatti non scese subito dalla macchina. Finchè un omone, presumo fosse il proprietario dell’auto offesa, si avvicinò sgambettante all’auto per constatare l’entità del danno. Fui preso da un brivido. Temevo che l’omone potesse aver assistito a tutta la scena, e quindi realizzato quello che si stava consumando nel nostro abitacolo. A quel punto anche Francesco reagì di scatto e balzò fuori dalla macchina sbattendo fortissimo lo sportello lato guidatore.

La luce che arrivava dalla finestra del soggiorno urtava contro i miei occhi e il bracciolo del divano stava premendo troppo forte contro la nuca. Mi sentivo completamente stordito con una intera enciclopedia che mi sbatteva cotro la testa. Un forte senso di nausea mi impediva qualsiasi movimento. Nella testa mi frullava ancora la scena di Stefania avanti al mio cazzo. Mi sentì liberato al pensiero che fosse stato un sogno. Che nausea. Che orrore! E quel culone! Che brividi! Improvvisamente però realizzai il motivo per cui mi ero addormentato sul divano e cominciarono a delinearsi i contorni della sera precedente. Bastardo. Stetti ancora un’ora sul divano, provando di tanto in tanto a mettermi in piedi. Almeno per riuscire ad arrivare in cucina a prendere qualcosa per contrastare quel maledetto martello pneumatico che lavorava insistentemente sul mio cranio. Ma riuscì appena ad accennare qualche vano tentativo. Appena ci provavo, la nausea e il dolore alla testa mi bloccavano. Quel bastardo mi aveva drogato!

Appena ripresi il controllo delle mie facoltà fisiche e mentali (dovrebbero mettere in calendario Sant’Aulin), cominciai a meditare sul da farsi. Certo, le cose non erano andate esattamente come mi aspettavo. Ma sicuramente Francesco avrebbe capito che non volevo fare sesso con lui. E che se lo avevo fatto era solo perchè Luca mi aveva drogato. A proposito di Francesco. Che ci faceva nel mio sogno mentre provavo ad inchiappettarmi Stefania? Forse non era il momento di analizzare questa proiezione della mia mente. Il problema principale, ora, era come mettere a parte il poverino che il suo ragazzo ci aveva provato (e ci era anche riuscito) con me. Ecco! Già lo tratto con commiserazione. Devo trovare il modo. Il modo. Il modo.  Approccio top-down. Glielo dico. E per avvalorare la mia tesi gli mostro la registrazione. Oppure il contrario? La storia per immagini: come si fa con i bambini? No, decisamente la prima. Magari ci resta secco. Oppure, non capisce il perchè gli faccia vedere un video di me e Luca che trombiamo, e fa secco me. Va bene. Gli parlo.

Il cellulare. Francesco. Potevo cogliere la palla al balzo e dirgli che avevo bisogno di parlargli. Mi sentivo raggelato e non avevo il coraggio di introdurre il discorso. Per fortuna mi anticipò lui. “Si, mi sono svegliato da poco” – “Come se la mia fosse nouvelle cuisine! Certo che va bene se scongeli qualcosa” – “Dammi il tempo di vestirmi, mi metto in macchina e vengo da te”. Presi le cassette con le registrazioni e le misi nello zainetto. Chissà se sono fotogenico mentre mi fottono. Anzi, speravo vivamente di non dover essere costretto a mostrare quello spettacolo. Sarebbe stato penoso per lui. Sentivo che sulle mie spalle gravava un fardello molto pesante. Mi portavo addosso il tradimento. In macchina continuai a rimuginare per trovare le parole giuste. Ma mi rendevo conto che nessuna parola sarebbe stata giusta e che ogni parola che avrei detto sarebbe stata un coltello conficcato nella sua schiena.

Il bambino cominciò a piangere dallo zainetto. Ancora Francesco. Mi divertivano quelle suonerie balzane per i cellulari. E da quando Aldo mi aveva insegnato come scaricarle avevo accumulato un parco squilli non indifferente. Questa non ci voleva. Anche Stefania sarebbe stata con noi a pranzo. Era rimasta senza auto e dovevo passare a prenderla. Subito si riaffacciò l’immagine, di lei curva con i gomiti sul cruscotto, che avevo cercato di rimuovere al mattino, assieme al senso di nausea. Caricai il suo culone sulla mia auto e per tutta la strada cercai di non mostrare l’imbarazzo che provavo per quello che era successo la notte prima. Ormai saltava tutto e l’agonia che mi portavo dentro si sarebbe prolungata ancora di parecchie ore (prima di riuscire a liberarci di Stefania).

Arrivammo da Francesco. Lui è mediamente ordinato. Pulito ma normalmente non raccatta le cose che lascia in giro per casa. Però c’era un particolare disordine. Vidi delle borse da viaggio. “Sei in partenza?” – “Come sarebbe che siete tornati questa mattina?” – “No, non ricordavo che tu e Luca sareste stati in vacanza in Spagna questa settimana…”. Mi sentì il mondo crollare sotto i piedi. Ieri sera. Luca. Le registrazioni. “Scusami, non mi sento molto bene. Vado a casa. Non ti spiace riaccompagnare tu Stefania, vero?”. Fuggì di lì. Mi sembrava di essere in un incubo, come quello in cui mi ero trovato poche ore prima. Tutto mi sembrava così irreale. Avevo le registrazioni. Una spiegazione ci doveva essere sicuramente. Dovevo vederle assolutamente. Subito!

Il cuore mi usciva dalla gola mentre pigiavo il tasto play per avviare la riproduzione.
Un film che avevo registrato in TV. Il sesto senso.
Avanzamento veloce… Sempre lo stesso film.
Le telecamere nascoste. Non avranno funzionato. Magari Aldo non aveva cassette vuote e ha preso una delle mie.
La prova. Le telecamere. 
Tutto giù per cercarle.
Niente!
Aldo sarà venuto a riprendersele.
Il telefono.
“Ciao Aldo” – “Si hai ragione… sono uno stronzo… non mi faccio sentire mai”.


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